Dopo proteste, presidi, memorie, lettere ed esposti,
convegni, incontri e una costante informazione verso i cittadini, il Comitato
di Difesa del Territorio raggiunge oggi un obbiettivo importante per il quale
ha lottato tanto, da lungo tempo e con molta energia. La difesa di quello che
dovrebbe essere un patrimonio nazionale, cercando di allontanare progetti di
edilizia di “pubblico interesse” e privata che avrebbero gravato sull'area
della villa imperiale di epoca Romana che fu di Cesare e successivamente di
Massenzio, a San Cesareo.
Una vittoria che non è solo degli appartenenti al Comitato
ma una vittoria di tutti e soprattutto della cultura italiana e di quanti
credono nella tutela e la valorizzazione di quelli che sono i veri beni di
questo Paese. La ricchezza vera della comunità che, se utilizzata, può essere
una strada per un rilancio economico diverso.
Arriva oggi finalmente il parere negativo della
Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici delle Province di
Roma, Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo, in riferimento alla realizzazione del
complesso Parrocchiale di San Giuseppe. L’intervento andrebbe infatti a
ricadere in area tutelata per legge.
Viene tra l'altro imposta una fascia di rispetto di 100
metri intorno ai ritrovamenti. Vengono inoltre imposti saggi e scavi preventivi
prima di ogni eventuale ed ipotetica autorizzazione alla costruzione di nuovi
manufatti.
Le motivazioni dei vincoli imposti risiedono nel fatto che
l’intervento comporterebbe un rilevante impatto paesaggistico negativo rispetto
al contesto interessato. A sottolineare l'inedificabilità di opere su tali
reperti, arriva anche la nota della Direzione Regionale per i Beni Culturali e
Paesaggistici del Lazio che, facendo proprie le motivazioni del diniego della
Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici delle Province di
Roma, Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo, esprime, anch’essa, parere negativo.
Si nota con piacere anche la risposta della Soprintendenza
alla lettera che il Comitato, in data 22/12/2014, ha indirizzato al Ministro
Franceschini e collaboratori. Nella missiva a firma della Dott.ssa Calandra,
soprintendente per i Beni Archeologici del Lazio, in cui si ribadisce il diniego
ufficiale all’autorizzazione per la realizzazione del complesso Parrocchiale,
si legge anche un impegno formale relativo alla richiesta di un finanziamento
per la salvaguardia dei resti.
Raggiungere questo risultato non è stato facile e la
battaglia non è ancora finita. Giunge oggi un'apertura al dialogo da parte del
Comune di San Cesareo verso le proposte del Comitato. Meglio tardi che mai,
direbbe qualcuno, anche se in realtà un dialogo lo si cerca dal lontano 2013.
Lo scopo era quello di creare un percorso più partecipato, così da giungere a
delle soluzioni e ad una progettualità capace di guardare a lungo raggio, al
futuro, e non solamente ad un miope interesse immediato.
Intanto però, il Comitato non può fare a meno di notare che
ancora non arrivano da parte delle istituzioni interessate e dal Comune stesso,
risposte a delle formali richieste formulate nei termini di legge.
Il percorso quindi non è ancora concluso. Resta da colmare
il vuoto di un vincolo indiretto, imposto per legge, ma non ancora apposto;
resta da verificare il definitivo ritiro del progetto riguardante la
lottizzazione privata; resta la salvaguardia e la messa in sicurezza di ciò che
rimane degli incredibili mosaici rinvenuti, valutarne il reale stato di
conservazione o di abbandono e di conseguenza capire i costi per una loro
riqualificazione. Vanno inoltre identificate le responsabilità che hanno
portato alla perdita di un capitale storico come i mosaici stessi, nel caso
risultino deteriorati. Va immaginata inoltre la creazione e la realizzazione di
un progetto condiviso e compartecipato con i cittadini, che veda finalmente il
complesso imperiale come polo di interesse
culturale, storico ed artistico, in grado di restituire lavoro, dignità
e valore al territorio.
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