Un'area di servizio, un contenitore di tutti gli scarti di Roma, questo sembra essere il progetto costruito a tavolino per la Provincia di Roma, con l'avvallo degli amministratori di zona.
Dalle discariche, agli “eco distretti”, passando per gli impianti a biomassa, a biogas, e poi a biometano, fino ad arrivare al compostaggio industriale, l’attenzione ed il mercato sembrano concentrarsi, ora, sui forni crematori.
Due in progettazione ed uno in fase di realizzazione, il tutto nell’arco di 10 chilometri circa.
Il triangolo della morte.
A Gallicano nel Lazio, precisamente nella tenuta di Passerano, si erge, imponente, il progetto di un mega cimitero da 120.000 loculi con annesso forno crematorio, per un paese che conta appena 6.000 anime.
A San Cesareo, nel mezzo di un imbarazzante quanto programmato silenzio istituzionale, un forno crematorio che brucerà almeno 4 salme al giorno, avendo già superato la conferenza dei servizi, presto sommerà il suo fumo a quello dell’adiacente bitumificio.
Il comune, in un CONSIGLIO COMUNALE molto partecipato, dribbla la richiesta di 3 consiglieri della minoranza relativa ad una doverosa e preventiva consultazione cittadina e, con superbia, affonda il colpo approvando il progetto, camuffandolo sotto le mentite, e oramai troppo soventemente abusate, spoglie dell’opera di pubblica utilità. Ci chiediamo, però, per chi sia la pubblica utilità… Non regge l’ipotesi, a dir poco fantasiosa, lanciata dal sindaco in sede di consiglio, relativa ad un immaginario e immaginifico rilancio turistico del paese. Non regge neppure il sorprendente sogno di dare lavoro al popolo, visto che l’impianto crematorio darebbe impiego solamente a tre tecnici altamente specializzati.
La pubblica utilità non non è scorta da lontano neppure dai cittadini che, battaglieri, si sono presto costituiti in un Comitato Promotore, il cui scopo è la raccolta delle firme necessarie per indire un referendum abrogativo della contestata delibera.
Ancora una volta l’interesse privato sembra avere il predominio e, calando dall’alto come fatto compiuto, si materializza dinanzi ai cittadini che, ancora una volta, si ritrovano a dover difendere il proprio territorio dai molteplici attacchi devastatori. Ancora una volta la mancanza di una progettualità lungimirante e complessiva, rinforzata in questo caso da un pesante vuoto normativo in materia, si prende gioco delle domande che, spontanee, nascono sulla bocca di tutti: a cosa servono tutti questi forni crematori?
I complottisti, questa volta a ragione e con macabra ironia, potrebbero paventare l’imminente scoppio di una terza guerra mondiale, o la rapida diffusione su scala nazionale di una epidemia letale, o chissà cosa ancora.
Quante volte, ognuno di noi, dovrebbe morire per infornare salme nelle fauci dei draghi?
Perché l’unico sviluppo concepibile dai nostri amministratori continua ad essere la raccolta delle briciole lasciate da imprese private siano essi palazzinari, progettisti o fantomatiche e neo costituite società a responsabilità limitata?
Perché, anche in virtù dei finanziamenti disponibili per le APEA (attività produttive ecologicamente attrezzate) non si produce insieme agli stessi cittadini una idea diversa di sviluppo del territorio che ponga in rilievo le bellezze naturali, paesaggistiche, storiche, culturali ed archeologiche?
Perché non vengono considerate le reali esigenze del paese e dei suoi abitanti, ma tutto viene sovradimensionato con lo scopo di fare cassa?
Perché, prima di porre in essere progetti così grandi ed impattanti non vengono consultati i cittadini?
Il referendum va fatto solo quando non c'è altra soluzione. Finché c'è una delibera pubblica che arreca danno alla cittadinanza bisogna ricorrere al TAR con sospensiva immediata. E questa cosa va sempre fatta ogni volta che so identifica un problema di salute pubblica. Con sospensiva immediata potete tirade per le lunghe per parecchi anni senza che possano fare nulla... E nel frattempo cambia la giunta!
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