Era il 2010 quando su uno dei sei ettari
destinati alla costruzione di un complesso residenziale e di una chiesa nel
Comune di San Cesareo, alle porte di Roma, vennero alla luce i resti della
Villa poi identificata coma “La Villa di Cesare e Massenzio”.
Una scoperta
archeologica che in tutta la zona risulterebbe seconda solo a Villa Adriana,
nel Comune di Tivoli, già da anni patrimonio dell’UNESCO.
In qualsiasi altra parte del mondo, i politici e gli imprenditori locali avrebbero
fatto a gara per sviluppare un progetto di recupero e valorizzazione di quello
che sarebbe stato riconosciuto come un patrimonio di interesse
internazionale da proteggere e valorizzare. In America, ad esempio,
il sasso su cui sedeva il famoso capo indiano “Toro Seduto” attrae oggi
circa 10.000 turisti l’anno, generando un indotto che ha consentito al paese di
sviluppare una economia di tutto rispetto.
Ma siamo in Italia, dove non c’è alcuna considerazione per la forte
vocazione agricola, per l’elevata potenzialità turistica, dove le testimonianze
storiche del nostro passato sono viste con fastidio ed i nostri governanti
pensano al territorio come ad uno spazio da edificare
Qui, invece di
valorizzare questo immenso patrimonio archeologico, che il mondo ci
invidierebbe, un miope interesse
politico ed economico prevale su tutto, mettendo in evidenza una volta
ancora la cecità dei nostri amministratori. Si assiste quindi ad una
progettazione che, invece di guardare alla valorizzazione del sito
attraverso la realizzazione di un parco archeologico, mira a valorizzare la
chiesa e gli immobili residenziali previsti relegando così gli scavi a mero
elemento decorativo dell’area.
L’importanza della Villa, oltre ad un ninfeo ed a delle
vasche termali emersi in occasione degli scavi realizzati in questi anni, è
rappresentata dalla presenza di numerosi mosaici per i quali, in occasione
del “XX° Colloquio alla AISCOM della Associazione Italiana per lo studio e la
conservazione del mosaico” tenutosi a Roma nel marzo 2014, esperti nazionali
ed internazionali ne hanno sottolineato non solo la rilevanza
ma la incredibile unicità.
http://comitatodifesaterritoriale.blogspot.it/2014/05/una-scoperta-in-odore-di-santita.html
http://comitatodifesaterritoriale.blogspot.it/2014/05/una-scoperta-in-odore-di-santita.html
Diverse le Università Internazionali disposte a
partecipare gratuitamente a campagne di scavo.
Se solo ci fosse l’interesse e la lungimiranza degli amministratori locali
questo , come molti altri siti
archeologici, potrebbe produrre ricchezza diffusa su tutto il territorio.
Brevi cenni storici:
In passato come oggi, la località ove
sorge San Cesareo (allora denominata Ad
Statuas), rappresentava un importante crocevia.
A quell’epoca,
la famosa Via Labicana, proveniente da Roma, si intersecava proprio
in questo punto con il diverticolo che conduceva alle allora famosissime
città di Praeneste (odierna Palestrina), Gabi e Tuscolo.
Tanta era
l’importanza di tale area che fu rappresentata nella “Tabula Peutingeriana”
ovvero la più antica cartina geografica dell’ Impero Romano.
Proprio qui Giulio Cesare eresse la Villa che, alla sua
morte, divenne villa imperiale e, dopo
circa 300 anni, fu ristrutturata da Massenzio che qui ricevette l’incoronazione
ad imperatore il 28 0ttobre del 306.d.c.
Aiutaci
a fermare questo scempio!
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