giovedì 4 settembre 2014

IL LUPO NON PERDE IL PELO E NEANCHE IL VIZIO




















Come sempre le decisioni importanti vengono prese ad agosto: apprendiamo infatti che in data 14/08 il comune di San Cesareo ha convocato una conferenza di servizi, prevista per il prossimo 23 settembre, avente ad oggetto la “Realizzazione del nuovo complesso parrocchiale di san Giuseppe”, ovvero come porre velocemente e definitivamente in essere un progetto di costruzione all’interno di una scoperta archeologica di grandissima importanza.
 Leggiamo infatti:”…occorre prendere una decisione univoca che permetta di risolvere i problemi connessi alla realizzazione dell’opera nel più breve tempo possibile…”
Nessun accenno alla tutela e salvaguardia dei ritrovamenti, né ad un programma che valorizzi l’intera area.
Si evince solo la volontà di edificare.
Ci chiediamo anche quali siano i problemi citati.
Sarà mica la rilevanza dei mosaici rinvenuti, di cui, studiosi di fama internazionale, ne hanno evidenziato anche l’incredibile unicità in occasione del “XX° Colloquio alla AISCOM della Associazione Italiana per lo studio e la conservazione del mosaico” tenutosi a Roma nel marzo 2014?
Sarà mica l’esposto inviato in data 19 marzo 2014 dal Comitato di Difesa del Territorio, cui aderivano anche Italia Nostra, Love san Cesareo e Retuvasa- Rete per la Tutela della Valle del Sacco- alla  Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Lazio, avente ad oggetto il progetto di edificazione  edilizia nelle immediate vicinanze dei ritrovamenti archeologici identificati nei resti della Villa di Cesare e Massenzio?
Sarà allora che fino ad oggi i ritrovamenti hanno permesso di individuare solo una parte della Villa per una estensione di circa 10.000 mq.?
O sarà forse lo splendido ninfeo-cisterna, della capacità di 30.000 mc. e decorato da venti nicchioni, o ancora l’impianto termale dell’estensione di 600 mq. immediatamente a sud del tracciato della Via Labicana?
Potrebbe essere il ritrovamento del tracciato integro della Via Labicana per oltre 200 metri o quello delle circa 150 tombe di varie epoche, alcune con notevole corredo?
Sarà che in questo luogo Giulio Cesare costruì una delle sue ville di campagna, conosciuta come “Labicanum Caesaris” e che, sempre qui, il dittatore romano scrisse, alle idi di settembre del 45 a.C., il  suo testamento con il quale nominò suo erede il  pronipote Caio Ottavio, il futuro Imperatore Augusto?
O sarà che Valerio Massenzio ristrutturò questa residenza imperiale, circa 350 anni dopo, e qui, il 28 ottobre del 306.d.C,  fu nominato Imperatore dal popolo di Roma?
Non ci è dato sapere.

Ciò che è certo è che, come sempre più spesso accade, invece di valorizzare questo immenso patrimonio archeologico che il mondo ci invidierebbe, un miope interesse politico ed economico prevale su tutto, mettendo in evidenza una volta ancora la cecità dei nostri amministratori. Si assiste quindi ad una progettazione che, invece di guardare alla valorizzazione del sito attraverso la realizzazione di un parco archeologico, mira a valorizzare la chiesa e gli immobili residenziali previsti, relegando così gli scavi a mero elemento decorativo dell’area.

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