Nel ringraziare tutti coloro che, non solo da San Cesareo, ma
anche da Palestrina, Colleferro, Zagarolo e Gallicano, hanno raccolto l’invito,
diffuso nei giorni scorsi, a partecipare al piccolo ma sentito presidio sotto
il comune di San Cesareo in occasione della conferenza dei Servizi sulla Villa
di Cesare e Massenzio, vorremmo puntare l’attenzione su alcuni fatti di
importanza non trascurabile.
Va sottolineata innanzitutto la mancanza di
trasparenza e democrazia che le nostre amministrazioni non perdono mai
occasione di mettere in luce: la nostra richiesta di partecipazione alla
conferenza come uditori, è stata infatti verbalmente respinta adducendo la
motivazione della natura prettamente ed esclusivamente tecnica della conferenza
stessa, alla quale noi, in qualità di portatori di interessi diffusi e non di
tecnici del settore, non siamo stati ammessi.
Per questo siamo in attesa di un formale riscontro scritto, ma è bastato un breve consulto per
constatare che la legge non è uguale per tutti. Infatti, tra i partecipanti
alla riunione, risultavano ancora presenti un prelato ed un costruttore, che
nulla hanno a che fare con le funzioni tecniche delle amministrazioni chiamate
ad esprimere un parere sul progetto.
Malgrado l’evidenza, si sono resi
necessari ben due interventi da parte delle forze dell’ordine per garantire che
la legge fosse rispettata e far si che l’amministrazione definisse se i
portatori di interessi potessero partecipare o meno alla riunione.
Come al solito, anche in questo
caso, si fa discriminazione tra “portatori di interessi diversi”, tentando di
allontanare chi ha messo in evidenza la volontà di rendere il ritrovamento
cortile e lustro per pochi , di come sia stata indetta una conferenza di
servizi per un “progetto definitivo” per
il quale però, non sono mai stati ultimati gli scavi di sondaggio, non è stata
inoltrata agli organi competenti la documentazione utile ad una corretta valutazione dell’opera e, cosa ancor più
grave, non si è provveduto a preservare l’integrità di questo ritrovamento
ritenuto dagli esperti unico al mondo.
E’ stata inoltrata richiesta del verbale della riunione dal quale
potremo ricavare le informazioni necessarie per capire quali siano le sorti
della Villa e quali i pareri ancora mancanti.
Per ora, ascoltando le parole di chi ha possibilità di accedere
agli scavi - il costruttore - e di qualche tecnico al termine della conferenza
- gli archeologi - siamo riusciti a capire che lo stato dei reperti è in fase
di deterioramento e che non è possibile traslare la chiesa in altra zona -
scopriremo leggendo il verbale per quale motivo - ed inoltre che, prima di ogni eventuale messa in opera
del progetto, sarà necessario procedere con ulteriori sondaggi anche nella
parte su cui insiste il Complesso Parrocchiale, come nell’area interessata dai
resti della via Labicana e dalle numerose tombe romane.
Offende e sconcerta la mancata assunzione di responsabilità di molti
degli attori di questa vicenda - come imprenditori o amministratori – che finiscono
nell’ attribuire le colpe dell’attuale e continuo degrado dell’area
archeologica, ai cittadini che in questi anni, con le proprie osservazioni e
puntualizzazioni, hanno ostacolato e ritardato la realizzazione del progetto.
Desta preoccupazione che, nell’ostinazione con cui si procede
ormai da molto tempo nel voler costruire un complesso parrocchiale e palazzine
di dubbia utilità nella immediata prossimità del ritrovamento, laddove la
ripetuta mancata acquisizione dei
permessi necessari avrebbe dovuto indurre il buon senso comune a desistere
dall’intera operazione, abbia invece fatto perdere di vista ai vari
responsabili, il vero soggetto interessato: il polo archeologico che, nella
fragilità dei suoi reperti, sottoposti da anni alle intemperie, rischia un
irreversibile deterioramento.
Ci chiediamo a questo punto quale sia la vera
volontà e il vero interesse verso questo -per noi cittadini- inestimabile
ritrovamento.
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