domenica 24 novembre 2013

Documento del Gruppo di studio Ambiente e Salute comitatibiogas Manziana

Riceviamo con preghiera di pubblicazione e diffusione dal Gruppo di studio Ambiente e Salute comitatibiogas Manziana (cittadina della provincia di Roma).
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Gruppo di studio Ambiente e Salute
comitatibiogas Manziana
Manziana, 23 novembre 2013

Numerosi comitati segnalano che in alcuni Comuni si stanno valutando progetti di gassificatori che, insieme agli impianti a biogas, vengono presentati come ecologici e sostenibili, quando invece si tratta a tutti gli effetti di una tecnologia intermedia tra incenerimento tout court e pirolisi propriamente detta (combustione in totale assenza di ossigeno). In alcuni Comuni (Capua, Marcianise, Cassola, Mediglia, Bedizzole, Cinigiano, etc.) la protesta ha raggiunto toni molto accesi, riuscendo anche ad evitare l’installazione di questo tipo d’impianto nel territorio.
Abbiamo deciso di approfondire le informazioni anche su questi impianti tecnologici definiti dai produttori come “vantaggiosi” e “salubri”, evidenziando gli aspetti dannosi che il mondo scientifico libero da interessi affaristici ha messo in luce.
Attraverso la conoscenza intendiamo favorire l’azione di “prevenzione primaria” in difesa del territorio e della salute, tutt’altro che tutelati da Amministratori inclini alle mistificazioni, assoggettati alle logiche del business del cemento e della monnezza.
Ringraziamo, come sempre, il Prof. Gianni Tamino e i medici ISDE impegnati nel territorio per i loro studi e consigli. E grazie a tutti i cittadini che vorranno offrire il loro contributo leggendo il documento, diffondendolo e magari perfezionandolo.
Grazie anche al nostro amico Perito Industriale Giancarlo Ceci di Genazzano che lo ha già letto dandoci preziosi suggerimenti.



GASSIFICATORI E RIFIUTI

Cosa dicono i produttori–Cosa dicono gli oppositori

– è una tecnologia avanzata che sfrutta a fini energetici i rifiuti, abbattendo il costo economico per la collettività;
il principio che stride è proprio quello di “sfruttare a fini energetici i rifiuti”. Da un punto di vista esclusivamente energetico e tecnologico – ammesso che ci sia bisogno di produrre altra energia, e non ce n’è bisogno perché abbiamo un parco centrali in grado di produrre il doppio di quanto ci serve– è un discorso che può funzionare solo per chi mira al profitto, non certo per una convenienza della collettività: da un punto di vista ecologico è un discorso inaccettabile. La combustione del syngas (gas di sintesi) e le ceneri residue che da qualche parte bisogna andare a buttare producono inquinamento e compromettono il ciclo di recupero e di rigenerazione della Materia. Con l’uso delle combustioni abbiamo una trasformazione irreversibile di Materia, mentre la vera priorità deve essere il mantenimento della Materia. Questo è il vero problema di fondo che dobbiamo affrontare con urgenza, non la produzione di energia. Del resto, lo dice anche la Direttiva Rifiuti che è prioritario il problema Materia sulla produzione di energia, tanto più se riguarda tecnologie che incentivano la produzione di rifiuti anziché ridurli. Come ci ha ricordato più volte il Prof. G. Tamino “il sistema Terra è un sistema chiuso dove l’energia arriva in quantità dal sole, ma la Materia è tutta lì”. Quindi, la nostra priorità assoluta deve essere il mantenimento della Materia attraverso cicli di recupero e di rigenerazione. La combustione del syngas e la trasformazione della vasta gamma di biomasse e di rifiuti immessi in questi impianti in ceneri e altre cose, oltre che nel syngas, rende irripetibile il ciclo. Ed è un danno irreversibile. La domanda allora è: che convenienza ne trae la collettività nel tempo se non un ulteriore inquinamento garantito, il peggioramento della qualità della salute e l’incentivazione dei rifiuti?

– trasforma il rifiuto in una risorsa per il territorio che li produce;
di nuovo, se il rifiuto viene considerato una risorsa, il territorio che li produce avrà tutto l’interesse di produrne sempre di più, in barba a tutte le belle parole usate dalla “green economy” sui cosiddetti Rifiuti Zero e sul protocollo di Kyoto. Il rifiuto non può e non deve essere considerato una risorsa, ma un prodotto che la natura deve essere in grado di smaltire e trasformare, altrimenti non bisogna produrlo, soprattutto alla luce dei dati allarmanti che le organizzazioni mondiali stanno diffondendo sullo stato di salute ambientale dell’Italia e del pianeta e sugli effetti sempre più devastanti dei cambiamenti climatici, di cui in nostro paese è drammaticamente interessato e sempre di più lo sarà;

– convertono biomasse solide e semi-solide in combustibile Syngas che può essere utilizzato per alimentare generatori, essiccatori, sistemi di riscaldamento e raffreddamento;
vero, il gassificatore è un impianto che a partire da vari materiali (cfr. elenco indicato più avanti) ricava combustibili gassosi utilizzati per la produzione di energia elettrica e lo fa sfruttando la dissociazione molecolare, definita pirolisi. Come spiega il Prof. Gianni Tamino, «Per dissociazione molecolare si intende il processo che, in presenza di poco ossigeno, alla temperatura di oltre 400°C, divide la molecola di una sostanza in idrogeno e composti del carbonio e produce un syngas (fondamentalmente metano, idrogeno, CO, CO2, impurità di vario tipo) utilizzabile in motori a combustione interna e/o in turbina. Il gas così ottenuto viene poi bruciato per produrre calore ed energia elettrica.»
In parole povere,i materiali immessi vengono convertiti direttamente in gas mediante applicazione di calore in presenza di ridotte quantità di ossigeno. Le molecole più semplici ottenute (monossido di carbonio, idrogeno e metano) formano un “gas di sintesi”, syngas, che a sua volta è formato da due componenti, il “char” e il “tar”. Il primo è un gas combustibile costituito in gran parte da metano e monossido di carbonio, il secondo, totalmente inutile per la combustione e dannoso per gli impianti, da anidride carbonica, ossidi d’azoto e nanoparticolato. L'impatto ambientale di un gassificatore aumenta con l'aumentare della percentuale di tar all'interno del syngas. Più la percentuale di tar è alta, più è disastroso l’impatto ambientale.
Il syngas combusto è ricchissimo di inquinanti quali ossidi d'azoto (ed in parte di zolfo) ed inquinanti organici e deve, quindi, essere sottoposto a trattamenti per l'abbattimento di queste sostanze, mediante reagenti quali ammoniaca, bicarbonato e forti getti d'acqua, dopodiché solitamente viene filtrato prima di poter essere immesso in atmosfera. Tutti questi trattamenti non possono però abbattere le quantità di nanoparticolato emesse, in quanto nessun sistema di filtraggio è ancora in grado di arrestare questo tipo di particelle. E, anche volendo ammettere che una grossa percentuale di queste vengano bloccate dai filtri a seguito di un’attenta manutenzione, sempre che ci sia, questi filtri dovranno poi essere smaltiti in discariche speciali dato che, se venissero a contatto col terreno, inquinerebbero il suolo e la falda acquifera sottostante.
Per fare un esempio, ogni 1000 kg di rifiuti urbani (per inciso, un requisito indispensabile per la funzionalità del gassificatore è una raccolta differenziata intorno all’80-90%) producono 300 kg di cenere tossica che devono essere smaltiti e producono 28 kg di nanoparticelle pericolosissime.
Ma leggiamo anche quanto ci dice a questo proposito il Prof. Ing, Andrea Corti, attualmente direttore generale dell’ATO TOSCANA SUD, nelle dispense del corso tenuto all’Università di Firenze:
“Le possibilità di utilizzo energetico dei gas prodotti da processi di pirolisi e massificazione sono strettamente legate alla presenza di componenti minori che possono rendere problematico l’impiego. Tra queste rivestono molta importanza il particolato, i gas acidi ed alcalini e il “tar” costituito dal complesso degli idrocarburi pesanti condensabili. Questi ultimi in particolare possono formare depositi viscosi di sostanze oleose e polveri a seguito del raffreddamento del gas già a temperature di 250°-300°C con conseguenti problemi di intasamento e sporcamento. L’impiego di prodotti di risulta da pirolisi e massificazione è comunque complesso. Nel caso dei combustibili gassosi di risulta (syngas) il suo utilizzo in cicli di produzione di energia elettrica ad elevato rendimento richiede così trattamenti di depurazione anche complessi ed onerosi.»

Quindi la domanda è: vogliamo fermarci all’idea che il gassificatore «alimenta generatori, essiccatori, sistemi di riscaldamento e raffreddamento» oppure capire quanto inquina, quanti danni produce all’ambiente e alla salute, ma soprattutto quanto compromette il processo di rigenerazione della Materia? E siamo certi che non ci siano alternative?

– tutto il gas e l’energia prodotta è “Carbon Neutral” ed è considerato “Verde” per l’ambiente;
assolutamente NO, come abbiamo già spiegato;

– certi sistemi di gassificazione producono non solo calore ma anche elettricità e freddo;
i sistemi di co-trigenerazione possono essere studiati e prodotti per funzionare con qualsiasi fonte primaria di calore e quindi non sono assolutamente legati ai soli impianti di gassificazione. Si hanno impianti di cogenerazione/rigenerazione anche con sistemi termosalari;
– è adattabile a qualsiasi metodo di raccolta e inseribile nei vari contesti: punto di raccolta, punto di trasferimento, in discarica;
il fatto che sia adattabile non ne determina l’innocuità, come è stato già detto. Semmai è un “optional” che ne incentiva la produzione e la vendita, come nel caso di un’auto. Il problema è decidere a monte come vogliamo affrontare l’annunciato disastro ambientale e sanitario;

– rispettano pienamente l’ambiente riducendo costi di trasporto e valorizzando il rifiuto CDR (Combustibile Derivato dai Rifiuti) e CSS (Combustibili Solidi Secondari) che sfuggono spesso a un corretto smaltimento e lo trasformano in risorsa economica;
il punto focale dei produttori di gassificatori torna a essere sempre la “risorsa economica”....Le Ecoballe (poco Eco) di CDR e CSS sono prodotte/assemblate negli impianti TMB (Trattamento meccanico Biologico) e più sono ricche di plastiche, gomme, e elementi secchi infiammabili, più il loro potere calorifico è alto. Si preoccupano di raggiungere la temperatura di processo (1000°-1200°) e non le emissioni conseguenziali. Occorre ricordare che i CSS sono stati “normati e legalizzati” per ottenere un prodotto termicamente valido da incenerire nelle centrali a carbone e nei cementifici. Con grave danno all’ambiente. Il nodo è l’attuale modo di produrre energia che, anziché obbedire alle leggi dei cicli naturali della trasformazione della Materia, obbedisce alle logiche del processo lineare che intacca i cicli naturali. Dobbiamo capire che gli equilibri dinamici del pianeta sono molto delicati, e l’Uomo ha la responsabilità di valutare le conseguenze delle sue azioni, in particolare quando queste azioni sono particolarmente pesanti scaricando veleni e inquinamenti nell’ambiente, spesso senza neanche sapere esattamente le conseguenze che ne deriveranno. Altro che «rispettano pienamente il pianeta!» Gli impatti cumulativi di tutte queste nuove tecnologie nate per mantenere alto il livello di consumi e di produzione di rifiuti di ogni genere stanno semplicemente aggravando lo stato di asfissia e di irreversibile degrado e carenza di Materia che le attività dell’Uomo di questi ultimi duecento anni hanno determinato.

– occupano poco spazio (2.500 mq per un impianto da 1MWe/ora);
un impianto aerobico per la trasformazione del rifiuto organico in compost (questo sì che conviene alla collettività) occupa meno spazio. E comunque non è questo il punto. La domanda deve essere sempre: il gassificatore crea danni all’ambiente, ovvero alla Materia, e alla salute? La risposta non può arrivare da imprenditori o tecnici o politici cosiddetti “green”, ma da professionisti, medici, biologi portatori di una visione onesta, lungimirante, disinteressata e amorevole della vita nella Materia.

– rispettano il protocollo di Kyoto. I test di emissioni più restrittivi lo attestano;
tutti gli impianti contestati da un certo mondo scientifico-accademico e da molti comitati di cittadini rispettano i limiti previsti per le emissioni, altrimenti dovrebbero chiudere. Ma il trucco escogitato dal legislatore che si preoccupa di tutelare i “poteri forti”, non i cittadini, sta nel misurare la quantità di sostanze inquinanti per metro cubo. Se invece dovessimo misurare, come si dovrebbe, il totale dei fumi emessi in un anno per le concentrazioni degli inquinanti nei fumi, il risultato sarebbe ben un altro. Ecco dov’è l’imbroglio. Tra l’altro, negli ultimi anni è già accaduto di veder spostati verso l’alto i parametri massimi di alcuni inquinanti che in molti casi erano stati superati.

– accolgono una vasta gamma di biomassa e di rifiuti:
Vero, ma guardiamo cosa.
MEDICALE: farmaci – laboratori di animali – scarti – solventi – fanghi
RSU:differenziati – non differenziati – pneumatici
PCB: liquidi fanghi
MATERIE PLASTICHE: tappeti – teli – imballaggi – rottami da produzione
ALTRO: patologia rifiuti – rifiuti industriali – medicinali scaduti – residui organici di processo – rifiuti di solventi – sostanze chimiche di laboratorio – rifiuti di contaminazione radioattivi – rifiuti solidi urbani – fanghi industriali – prodotti in legno – prodotti agricoli – scarti di piante per la produzione di etanolo.
Questo cosa ci dice? Che i gassificatori sono impianti “onnivori” perché possono accogliere sia rifiuti urbani sia rifiuti industriali e pericolosi! Ma soprattutto dimostrano che non c’è nessuna volontà politica o etica di intervenire con sapienza e senso di responsabilità sulla filiera del ciclo di gestione dei rifiuti. Proporre l’impianto per “smaltire” rifiuti pericolosi non riciclabili significa incoraggiare la loro produzione liberamente. Senza affrontare in nessun modo il problema dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici legati alle attività antropiche altamente inquinanti. Anzi, con la consolidata politica dell’“emergenza”, con la figura del Commissario Straordinario ai Rifiuti dotato di poteri sempre più ampi e discrezionali, viene sottratta al cittadino ogni libertà di opinione e parola su possibili alternative di gestione e trattamento dei rifiuti. Vuoi opporti e fare ricorso? Anche qui il meccanismo è fatto per far vincere il sistema dei poteri forti, perché fare ricorso al TAR, e poi al Consiglio di Stato, comporta impegno e ingenti disponibilità economiche e di tempo, diventa quindi possibile solo a costo di grandi sacrifici che non tutti possono permettersi. Anche per questo le attività inquinanti vengono localizzate nelle aree degradate, socialmente povere stabilendo una condanna definitiva alla povertà e alla deprivazione della salute!

– Non hanno mai subìto denunce e/o sanzioni per inquinamento;
Gli impianti (trattamento rifiuti-industriali) attualmente in funzione in Italia sono pochi. Il futuro dirà di più e lo dirà in funzione del grado di consapevolezza civica che i tutori della salute pubblica e dell’ambiente avranno sviluppato. Comunque, come afferma anche il Prof. Gianni Tamino “sono impianti poco utilizzati e praticamente ancora sperimentali, con notevoli difficoltà di funzionamento”.Vogliamo aspettare che avvenga il danno per intervenire? Le sanzioni, peraltro, non restituiscono la salubrità di un ambiente: spesso procurano lavoro a chi ha inquinato: chi inquina è spesso colui che si occupa anche di bonifica, comunque con i soldi pubblici.

– se la materia prima utilizzata è biomassa o un combustibile “Carbon Neutral”, certi sistemi di gassificazione possono distruggerli e contemporaneamente trasformarli in energia rinnovabile;
NO! In Natura “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”. Non favorire il processo di recupero e di rigenerazione della Materia perché si è trasformato il rifiuto tossico in cenere tossica e immettendo in atmosfera il nanoparticolato derivante dalla combustione, non significa aver distrutto alcunché, ma averlo trasformato dissociandolo in nanoparticelle tre volte più tossiche.

CONCLUSIONE

Riprendiamo le parole del Prof. Gianni Tamino: «La logica dei gassificatori è inaccettabile, sia perché funziona male, sia perché spreca materiali riutilizzabili.»

Gli impianti di gassificatori non sono una soluzione sostenibile, ecologica, e non possono essere presi in considerazione quando si voglia tutelare salute e ambiente.

Tra l’altro, nell’elencazione dei “vantaggi” di questi impianti, non si approfondisce mai l’aspetto sanitario. Per stabilire il reale impatto occorrerebbe conoscere «il dettaglio sulla reale composizione del gas. La natura delle impurità dipende sempre dal materiale di partenza.» Ma facciamo un esempio concreto, non così lontano dalla realtà. «Se ci sono cloruri (e quindi cloro) si possono formare anche diossine! Le diossine, per la loro natura di alterare le funzioni endocrine, sono pericolose a dosi bassissime, dell’ordine di picogrammi (10-12 grammi, cioè un miliardesimo di milligrammo). La dose giornaliera massima per l'uomo di diossina è considerata dall'OMS compresa tra1 e 4 picogrammi. In base a quanto riporta la rivista “Rifiuti” (n.103, 2004), un impianto digassificazione produce tra 0,02 e 1 ng/Nm3, cioè da alcuni milligrammi a 0,05 grammi all’anno; poiché le molecole di diossina hanno una vita di decine di anni, in vent’anni si producono grammi di diossine.» (da un articolo del Prof. Gianni Tamino “Note sulle biomasse”)
E per tornare a quanto già espresso: «Va ricordato poi che il Particolato (PM) che respiriamo proviene da tutte le attività antropiche che comportano la combustione di materia (New England Journal of Medicine) ed occupa ormai la cronaca quotidiana dei nostri media. Respirare un’aria con una grande quantità di PM è oltremodo nocivo e più le particelle sono di minori dimensioni più sono pericolose in quanto passano rapidamente dagli alveoli polmonari al torrente circolatorio ed arrivano a tutti gli organi: rene, fegato, cuore; recenti ricerche inoltre hanno dimostrato come attraverso la via olfattiva il particolato ultrafine possa arrivare direttamente al cervello. Per ogni incremento di 10 microgrammi/m3 di PM 2,5, si calcola (Pope C.A. et al.) un aumento di rischio di mortalità per cancro al polmone dall’8 al 14% e del 12% per patologie cardio-circolatorie.» (Ibid.)
Infine, gli studi dell’attuale rivoluzione epigenetica stanno portando alla luce tutta una serie di gravi patologie strettamente connesse a problemi d’inquinamento ambientale. Larghissima parte della scienza medica (certo non la scienza “nera”, detta black-science) è giunta alla conclusione che non c’è malattia che non sia indotta dall’ambiente.Ogni giorno della nostra vita le nostre cellule ricevono delle informazioni dall’attuale Ambiente esterno inquinato (particolati ultrafini, metalli pesanti, campi elettromagnetici, pesticidi, e tutta una serie di sostanze xenobiotiche) e spingono il DNA a lavorare in maniera diversa da come dovrebbe. Il che, in parole povere, significa che l’Ambiente interferisce sull’attività del DNA (da convegno Dott. Ernesto Burgio). Il dottor Mauro Mocci dell’ISDE, per la verità, ci aveva già trasmesso questa importante informazione nel convegno di Manziana del 2012, ma chi lo sta ascoltando? E non è che gassificatori, centrali a biogas, inceneritori e quant’altro non giochino un ruolo devastante nella sinistra corsa al degrado ambientale e sanitario che l’Homo imbecillus ha irresponsabilmente intrapreso.
Purtroppo, i bioprofittatori, sostenuti dalla prevalente mentalità muscolare dei nostri legislatori e/o Amministratori, non si rendono conto che siamo in un grave problema di ordine collettivo, e se la collettività non riuscirà a rovesciare il suo attuale rapporto con l’Ambiente, l’intera specie umana sarà a rischio. E ognuno di noi ne sarà responsabile.
Le alternative ci sono, e partono come prima cosa dal rovesciamento della nostra attuale visione di sfruttamento delle risorse del pianeta e dei suoi territori e dal nostro radicale cambiamento di coscienza. Dobbiamo mutare il nostro rapporto con l’Ambiente e con i meccanismi di potere e di dominio su ogni forma di vita senziente; dobbiamo capire che dobbiamo vivere nel rispetto del ciclo sferico naturale. Tutto quello che prendiamo dalla Materia deve essere restituito in maniera tale che venga recuperato e rigenerato.
I rifiuti, che ormai occupano sottosuoli, fondi marini e spazio, e spesso tornano sulle nostre tavole, non possono essere considerati come il più grande business del futuro.
Tutti i prodotti non riciclabili semplicemente non vanno prodotti.I rifiuti non riciclabili non devono esistere: possiamo farne a meno. Mentre tutti gli altri non sono “rifiuti” ma “materiali” che devono essere riciclati e riusati. Il rifiuto umido va trasformato in compost di qualità in impianti aerobici.

QUINDI:

  • riduzione dei rifiuti (non produrre ciò che non è riciclabile)
  • ridurre confezioni e imballaggi (costituiscono circa il 50% dei rifiuti)
  • diffusione dei distributori di latte, vino, pasta, farine, cereali, legumi, saponi...
  • ritornare al VUOTO A RENDERE per ridurre le confezioni
  • rafforzamento e consolidamento della raccolta differenziata e della filiera del riciclo e del riuso;
  • installazione di impianti aerobici per lo smaltimento e la trasformazione in compost di qualità della FORSU e degli sfalci vegetali (Biotunnel…); il compost ottenuto potrà essere venduto e/o distribuito ai cittadini del Comune interessato;
  • istituzione di laboratori per il riciclo e il riuso (che potrebbe offrire opportunità di lavoro)

Ma sopra ogni altra cosa BISOGNA CAPIRE CHE LA VERA EMERGENZA È LO STATO DI SALUTE DEI NOSTRI TERRITORI E QUINDI DELLA NOSTRA STESSA SALUTE.
L’inquinamento ha subìto una tale accelerazione che negli ultimi vent’anni i cambiamenti climatici stanno preparando condizioni di vita assolutamente insostenibili per la specie uomo. Le guerre per il cibo e per l’acqua sono già in corso da decenni sulle aree “povere” del pianeta, ma anche “l’Occidente” ne vivrà direttamente l’esperienza entro brevissimo tempo. Le diseguaglianze aumentano, e per l’arricchimento di pochissimi, sempre più compromesse sono le condizioni di vita di fasce sempre più ampie della popolazione mondiale.
Come cambiare questa storia?
I gassificatori, come altre “tecnologie avanzate”, sono parte di uno schema di depauperamento delle risorse, materiali e umane: c’è bisogno di un'altra prospettiva.

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