___________________________________________________________________________________________
Gruppo di studio Ambiente e
Salute
comitatibiogas
Manziana
Manziana,
23 novembre 2013
Numerosi
comitati segnalano che in alcuni Comuni si stanno valutando progetti
di gassificatori che, insieme agli impianti a biogas, vengono
presentati come ecologici e sostenibili, quando invece si tratta a
tutti gli effetti di una tecnologia intermedia tra incenerimento tout
court e
pirolisi propriamente detta (combustione in totale assenza di
ossigeno). In alcuni Comuni (Capua, Marcianise, Cassola, Mediglia,
Bedizzole, Cinigiano, etc.) la protesta ha raggiunto toni molto
accesi, riuscendo anche ad evitare l’installazione di questo tipo
d’impianto nel territorio.
Abbiamo
deciso di approfondire le informazioni anche su questi impianti
tecnologici definiti dai produttori come “vantaggiosi” e
“salubri”, evidenziando gli aspetti dannosi che il mondo
scientifico libero da interessi affaristici ha messo in luce.
Attraverso
la conoscenza intendiamo favorire l’azione di “prevenzione
primaria” in difesa del territorio e della salute, tutt’altro che
tutelati da Amministratori inclini alle mistificazioni, assoggettati
alle logiche del business del cemento e della monnezza.
Ringraziamo,
come sempre, il Prof. Gianni Tamino e i medici ISDE impegnati nel
territorio per i loro studi e consigli. E grazie a tutti i cittadini
che vorranno offrire il loro contributo leggendo il documento,
diffondendolo e magari perfezionandolo.
Grazie
anche al nostro amico Perito Industriale Giancarlo Ceci di Genazzano
che lo ha già letto dandoci preziosi suggerimenti.
GASSIFICATORI
E RIFIUTI
Cosa
dicono i produttori–Cosa
dicono gli oppositori
–
è una tecnologia avanzata che
sfrutta a fini energetici i rifiuti, abbattendo il costo economico
per la collettività;
il
principio che stride è proprio quello di “sfruttare a fini
energetici i rifiuti”. Da un punto di vista esclusivamente
energetico e tecnologico – ammesso che ci sia bisogno di produrre
altra energia, e non ce n’è bisogno perché abbiamo
un parco centrali in grado di produrre il doppio di quanto ci serve–
è un discorso che può funzionare solo per chi mira al profitto, non
certo per una convenienza della collettività: da un punto di vista
ecologico è un discorso inaccettabile. La
combustione del syngas (gas di sintesi) e le ceneri residue
che da qualche parte bisogna andare a buttare producono
inquinamento e compromettono il ciclo di recupero e di rigenerazione
della Materia.
Con l’uso delle combustioni abbiamo una trasformazione
irreversibile di Materia, mentre la vera priorità deve essere il
mantenimento della Materia. Questo è il vero problema di fondo che
dobbiamo affrontare con urgenza, non la produzione di energia. Del
resto, lo dice anche la Direttiva Rifiuti che è prioritario il
problema Materia sulla produzione di energia, tanto più se riguarda
tecnologie che incentivano la produzione di rifiuti anziché ridurli.
Come ci ha ricordato più volte il Prof.
G. Tamino “il sistema Terra è un sistema chiuso dove l’energia
arriva in quantità dal sole, ma la Materia è tutta lì”. Quindi,
la nostra priorità assoluta deve essere il mantenimento della
Materia attraverso cicli di recupero e di rigenerazione.
La combustione del syngas e la trasformazione della vasta gamma di
biomasse e di rifiuti immessi in questi impianti in ceneri e altre
cose, oltre che nel syngas, rende irripetibile il ciclo. Ed è un
danno irreversibile. La domanda allora è: che convenienza ne trae la
collettività nel tempo se non un ulteriore inquinamento garantito,
il peggioramento della qualità della salute e l’incentivazione dei
rifiuti?
–
trasforma il rifiuto in una
risorsa per il territorio che li produce;
di
nuovo, se il rifiuto viene considerato una risorsa, il territorio che
li produce avrà tutto l’interesse di produrne sempre di più, in
barba a tutte le belle parole usate dalla “green economy” sui
cosiddetti Rifiuti Zero e sul protocollo di Kyoto. Il
rifiuto non può e non deve essere considerato una risorsa, ma un
prodotto che la natura deve essere in grado di smaltire e
trasformare,
altrimenti
non bisogna produrlo,
soprattutto alla luce dei dati allarmanti che le organizzazioni
mondiali stanno diffondendo sullo stato di salute ambientale
dell’Italia e del pianeta e sugli effetti sempre più devastanti
dei cambiamenti climatici, di cui in nostro paese è drammaticamente
interessato e sempre di più lo sarà;
–
convertono biomasse solide e
semi-solide in combustibile Syngas che può essere utilizzato per
alimentare generatori, essiccatori, sistemi di riscaldamento e
raffreddamento;
vero,
il gassificatore è un impianto che a partire da vari materiali (cfr.
elenco indicato più avanti) ricava combustibili gassosi utilizzati
per la produzione di energia elettrica e lo fa sfruttando la
dissociazione molecolare, definita pirolisi. Come spiega il Prof.
Gianni Tamino, «Per dissociazione molecolare si intende il processo
che, in presenza di poco ossigeno, alla temperatura di oltre 400°C,
divide la molecola di una sostanza in idrogeno e composti del
carbonio e produce un syngas (fondamentalmente metano, idrogeno, CO,
CO2,
impurità di vario tipo) utilizzabile in motori a combustione interna
e/o in turbina. Il gas così ottenuto viene poi bruciato per produrre
calore ed energia elettrica.»
In
parole povere,i materiali immessi vengono convertiti direttamente in
gas mediante applicazione di calore in presenza di ridotte quantità
di ossigeno. Le molecole più semplici ottenute (monossido di
carbonio, idrogeno e metano) formano un “gas di sintesi”, syngas,
che a sua volta è formato da due componenti, il “char” e il
“tar”. Il primo è un gas combustibile costituito in gran parte
da metano
e monossido
di carbonio,
il secondo, totalmente inutile per la combustione e dannoso per gli
impianti, da anidride
carbonica,
ossidi d’azoto e nanoparticolato.
L'impatto ambientale di un gassificatore aumenta con l'aumentare
della percentuale di tar all'interno del syngas. Più la percentuale
di tar è alta, più è disastroso l’impatto ambientale.
Il
syngas combusto è ricchissimo di inquinanti quali ossidi
d'azoto
(ed in parte di zolfo)
ed inquinanti organici e deve, quindi, essere sottoposto a
trattamenti per l'abbattimento di queste sostanze, mediante reagenti
quali ammoniaca,
bicarbonato
e forti getti d'acqua, dopodiché solitamente viene filtrato prima di
poter essere immesso in atmosfera.
Tutti
questi trattamenti non possono però abbattere le quantità di
nanoparticolato emesse, in quanto nessun sistema di filtraggio è
ancora in grado di arrestare questo tipo di particelle. E,
anche volendo ammettere che una grossa percentuale di queste vengano
bloccate dai filtri a seguito di un’attenta manutenzione, sempre
che ci sia, questi
filtri dovranno poi essere smaltiti in discariche speciali dato che,
se venissero a contatto col terreno, inquinerebbero il suolo e la
falda acquifera sottostante.
Per
fare un esempio, ogni 1000 kg di rifiuti urbani (per inciso, un
requisito indispensabile per la funzionalità del gassificatore è
una raccolta differenziata intorno all’80-90%) producono 300 kg di
cenere tossica che devono essere smaltiti e producono 28 kg di
nanoparticelle pericolosissime.
Ma
leggiamo anche quanto ci dice a questo proposito il Prof. Ing, Andrea
Corti, attualmente direttore generale dell’ATO TOSCANA SUD, nelle
dispense del corso tenuto all’Università di Firenze:
“Le
possibilità di utilizzo energetico dei gas prodotti da processi di
pirolisi e massificazione sono strettamente legate alla presenza di
componenti minori che possono rendere problematico l’impiego. Tra
queste rivestono molta importanza il particolato, i gas acidi ed
alcalini e il “tar” costituito dal complesso degli idrocarburi
pesanti condensabili. Questi ultimi in particolare possono formare
depositi viscosi di sostanze oleose e polveri a seguito del
raffreddamento del gas già a temperature di 250°-300°C con
conseguenti problemi di intasamento e sporcamento. L’impiego di
prodotti di risulta da pirolisi e massificazione è comunque
complesso. Nel caso dei combustibili gassosi di risulta (syngas) il
suo utilizzo in cicli di produzione di energia elettrica ad elevato
rendimento richiede così trattamenti di depurazione anche complessi
ed onerosi.»
Quindi
la domanda è: vogliamo fermarci all’idea che il gassificatore
«alimenta generatori, essiccatori, sistemi di riscaldamento e
raffreddamento» oppure capire quanto inquina, quanti danni produce
all’ambiente e alla salute, ma soprattutto quanto compromette il
processo di rigenerazione della Materia? E siamo certi che non ci
siano alternative?
–
tutto il gas e l’energia
prodotta è “Carbon Neutral” ed è considerato “Verde” per
l’ambiente;
assolutamente
NO, come
abbiamo già spiegato;
–
certi sistemi di
gassificazione producono non solo calore ma anche elettricità e
freddo;
i
sistemi di co-trigenerazione possono essere studiati e prodotti
per funzionare con qualsiasi fonte primaria di calore e quindi non
sono assolutamente legati ai soli impianti di gassificazione. Si
hanno impianti di cogenerazione/rigenerazione anche con sistemi
termosalari;
|
–
è adattabile a qualsiasi
metodo di raccolta e inseribile nei vari contesti: punto di raccolta,
punto di trasferimento, in discarica;
il
fatto che sia adattabile non ne determina l’innocuità, come è
stato già detto. Semmai è un “optional” che ne incentiva la
produzione e la vendita, come nel caso di un’auto. Il problema è
decidere a monte come vogliamo affrontare l’annunciato disastro
ambientale e sanitario;
–
rispettano pienamente
l’ambiente riducendo costi di trasporto e valorizzando il rifiuto
CDR (Combustibile Derivato dai Rifiuti) e CSS (Combustibili Solidi
Secondari) che sfuggono spesso a un corretto smaltimento e lo
trasformano in risorsa economica;
il
punto focale dei produttori di gassificatori torna a essere sempre la
“risorsa economica”....Le Ecoballe (poco Eco) di CDR e CSS sono
prodotte/assemblate negli impianti TMB (Trattamento meccanico
Biologico) e più sono ricche di plastiche, gomme, e elementi secchi
infiammabili, più il loro potere calorifico è alto. Si preoccupano
di raggiungere la temperatura di processo (1000°-1200°) e non le
emissioni conseguenziali. Occorre ricordare che i CSS sono stati
“normati e legalizzati” per ottenere un prodotto termicamente
valido da incenerire nelle centrali a carbone e nei cementifici. Con
grave danno all’ambiente. Il nodo è l’attuale modo di produrre
energia che, anziché obbedire alle leggi dei cicli naturali della
trasformazione della Materia, obbedisce alle logiche del processo
lineare che intacca i cicli naturali. “Dobbiamo
capire che gli equilibri dinamici del pianeta sono molto delicati, e
l’Uomo ha la responsabilità di valutare le conseguenze delle sue
azioni, in particolare quando queste azioni sono particolarmente
pesanti scaricando veleni e inquinamenti nell’ambiente, spesso
senza neanche sapere esattamente le conseguenze che ne deriveranno.
Altro
che «rispettano
pienamente il pianeta!» Gli
impatti cumulativi di tutte queste nuove tecnologie nate per
mantenere alto il livello di consumi e di produzione di rifiuti di
ogni genere stanno semplicemente aggravando lo stato di asfissia e di
irreversibile degrado e carenza di Materia che le attività dell’Uomo
di questi ultimi duecento anni hanno determinato.
–
occupano poco spazio (2.500 mq
per un impianto da 1MWe/ora);
un
impianto aerobico per la trasformazione del rifiuto organico in
compost (questo sì che conviene alla collettività) occupa meno
spazio. E comunque non è questo il punto. La domanda deve essere
sempre: il gassificatore crea danni all’ambiente, ovvero alla
Materia, e alla salute? La risposta non può arrivare da imprenditori
o tecnici o politici cosiddetti “green”, ma da professionisti,
medici, biologi portatori di una visione onesta, lungimirante,
disinteressata e amorevole della vita nella Materia.
–
rispettano il protocollo di
Kyoto. I test di emissioni più restrittivi lo attestano;
tutti
gli impianti contestati da un certo mondo scientifico-accademico e da
molti comitati di cittadini rispettano i limiti previsti per le
emissioni, altrimenti dovrebbero chiudere. Ma il trucco escogitato
dal legislatore che si preoccupa di tutelare i “poteri forti”,
non i cittadini, sta nel misurare la quantità di sostanze inquinanti
per metro cubo. Se invece dovessimo misurare, come si dovrebbe, il
totale dei fumi emessi in un anno per le concentrazioni degli
inquinanti nei fumi, il risultato sarebbe ben un altro. Ecco dov’è
l’imbroglio. Tra l’altro, negli ultimi anni è già accaduto di
veder spostati verso l’alto i parametri massimi di alcuni
inquinanti che in molti casi erano stati superati.
–
accolgono una vasta gamma di
biomassa e di rifiuti:
Vero,
ma guardiamo cosa.
MEDICALE:
farmaci – laboratori di animali – scarti – solventi – fanghi
RSU:differenziati
– non differenziati – pneumatici
PCB:
liquidi fanghi
MATERIE
PLASTICHE:
tappeti – teli – imballaggi – rottami da produzione
ALTRO:
patologia rifiuti – rifiuti industriali – medicinali scaduti –
residui organici di processo – rifiuti di solventi – sostanze
chimiche di laboratorio – rifiuti di contaminazione radioattivi –
rifiuti solidi urbani – fanghi industriali – prodotti in legno –
prodotti agricoli – scarti di piante per la produzione di etanolo.
Questo
cosa ci dice? Che i gassificatori sono impianti “onnivori” perché
possono accogliere sia rifiuti urbani sia rifiuti industriali e
pericolosi! Ma soprattutto dimostrano che non c’è nessuna volontà
politica o etica di intervenire con sapienza e senso di
responsabilità sulla filiera del ciclo di gestione dei rifiuti.
Proporre l’impianto per “smaltire” rifiuti pericolosi non
riciclabili significa incoraggiare la loro produzione liberamente.
Senza affrontare in nessun modo il problema dell’inquinamento e dei
cambiamenti climatici legati alle attività antropiche altamente
inquinanti. Anzi, con la consolidata politica dell’“emergenza”,
con la figura del Commissario Straordinario ai Rifiuti dotato di
poteri sempre più ampi e discrezionali, viene sottratta al cittadino
ogni libertà di opinione e parola su possibili alternative di
gestione e trattamento dei rifiuti. Vuoi opporti e fare ricorso?
Anche qui il meccanismo è fatto per far vincere il sistema dei
poteri forti, perché fare ricorso al TAR, e poi al Consiglio di
Stato, comporta impegno e ingenti disponibilità economiche e di
tempo, diventa quindi possibile solo a costo di grandi sacrifici che
non tutti possono permettersi. Anche per questo le attività
inquinanti vengono localizzate nelle aree degradate, socialmente
povere stabilendo una condanna definitiva alla povertà e alla
deprivazione della salute!
–
Non hanno mai subìto denunce
e/o sanzioni per inquinamento;
Gli
impianti (trattamento rifiuti-industriali) attualmente in funzione in
Italia sono pochi. Il futuro dirà di più e lo dirà in funzione del
grado di consapevolezza civica che i tutori della salute pubblica e
dell’ambiente avranno sviluppato. Comunque, come afferma anche il
Prof. Gianni Tamino “sono impianti poco utilizzati e praticamente
ancora sperimentali, con notevoli difficoltà di
funzionamento”.Vogliamo
aspettare che avvenga il danno per intervenire?
Le sanzioni, peraltro, non restituiscono la salubrità di un
ambiente: spesso procurano lavoro a chi ha inquinato: chi inquina è
spesso colui che si occupa anche di bonifica, comunque con i soldi
pubblici.
–
se la materia prima utilizzata
è biomassa o un combustibile “Carbon Neutral”, certi sistemi di
gassificazione possono distruggerli e contemporaneamente trasformarli
in energia rinnovabile;
NO!
In Natura “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”.
Non favorire il processo di recupero e di rigenerazione della Materia
perché si è trasformato il rifiuto tossico in cenere tossica e
immettendo in atmosfera il nanoparticolato derivante dalla
combustione, non significa aver distrutto alcunché, ma averlo
trasformato dissociandolo in nanoparticelle tre volte più tossiche.
CONCLUSIONE
Riprendiamo le parole del
Prof. Gianni Tamino: «La logica dei gassificatori è inaccettabile,
sia perché funziona male, sia perché spreca materiali
riutilizzabili.»
Gli
impianti di gassificatori non sono una soluzione sostenibile,
ecologica, e non possono essere presi in considerazione quando si
voglia tutelare salute e ambiente.
Tra
l’altro, nell’elencazione dei “vantaggi” di questi impianti,
non si approfondisce mai l’aspetto sanitario. Per stabilire il
reale impatto occorrerebbe conoscere «il dettaglio sulla reale
composizione del gas. La natura delle impurità dipende sempre dal
materiale di partenza.»
Ma facciamo
un esempio concreto, non così lontano dalla realtà. «Se ci sono
cloruri (e quindi cloro) si possono formare anche diossine! Le
diossine, per la loro natura di alterare le funzioni endocrine, sono
pericolose a dosi bassissime, dell’ordine di picogrammi (10-12
grammi, cioè un
miliardesimo di milligrammo). La dose giornaliera massima per l'uomo
di diossina è considerata dall'OMS compresa tra1 e 4 picogrammi. In
base a quanto riporta la rivista “Rifiuti” (n.103, 2004), un
impianto digassificazione produce tra 0,02 e 1 ng/Nm3,
cioè da alcuni milligrammi a 0,05 grammi all’anno; poiché le
molecole di diossina hanno una vita di decine di anni, in vent’anni
si producono grammi di diossine.»
(da un articolo del Prof. Gianni Tamino “Note sulle biomasse”)
E
per tornare a quanto già espresso: «Va ricordato poi che il
Particolato (PM) che respiriamo proviene da tutte le attività
antropiche che comportano la combustione di materia (New
England Journal of Medicine)
ed occupa ormai la cronaca quotidiana dei nostri media. Respirare
un’aria con una grande quantità di PM è oltremodo nocivo e più
le particelle sono di minori dimensioni più sono pericolose in
quanto passano rapidamente dagli alveoli polmonari al torrente
circolatorio ed arrivano a tutti gli organi: rene, fegato, cuore;
recenti ricerche inoltre hanno dimostrato come attraverso la via
olfattiva il particolato ultrafine possa arrivare direttamente al
cervello. Per ogni incremento di 10 microgrammi/m3
di PM 2,5, si
calcola (Pope C.A. et al.) un aumento di rischio di mortalità per
cancro al polmone dall’8 al 14% e del 12% per patologie
cardio-circolatorie.» (Ibid.)
Infine,
gli studi dell’attuale rivoluzione epigenetica stanno portando alla
luce tutta una serie di gravi patologie strettamente connesse a
problemi d’inquinamento ambientale. Larghissima parte della scienza
medica (certo non la scienza “nera”, detta black-science)
è giunta alla conclusione che non c’è malattia che non sia
indotta dall’ambiente.Ogni
giorno della nostra vita le nostre cellule ricevono delle
informazioni dall’attuale Ambiente esterno inquinato
(particolati
ultrafini, metalli pesanti, campi elettromagnetici, pesticidi, e
tutta una serie di sostanze xenobiotiche) e
spingono il DNA a lavorare in maniera diversa da come dovrebbe.
Il che, in parole povere, significa che l’Ambiente
interferisce sull’attività del DNA
(da convegno Dott. Ernesto Burgio).
Il dottor Mauro Mocci dell’ISDE, per la verità, ci aveva già
trasmesso questa importante informazione nel convegno di Manziana del
2012, ma chi lo sta ascoltando? E non è che gassificatori, centrali
a biogas, inceneritori e quant’altro non giochino un ruolo
devastante nella sinistra corsa al degrado ambientale e sanitario che
l’Homo
imbecillus
ha irresponsabilmente intrapreso.
Purtroppo,
i bioprofittatori, sostenuti dalla prevalente mentalità muscolare
dei nostri legislatori e/o Amministratori, non si rendono conto che
siamo in un grave problema di ordine collettivo, e se la collettività
non riuscirà a rovesciare il suo attuale rapporto con l’Ambiente,
l’intera specie umana sarà a rischio. E ognuno di noi ne sarà
responsabile.
Le
alternative ci sono,
e partono come prima cosa dal rovesciamento della nostra attuale
visione di sfruttamento delle risorse del pianeta e dei suoi
territori e dal nostro radicale cambiamento di coscienza. Dobbiamo
mutare il nostro rapporto con l’Ambiente e con i meccanismi di
potere e di dominio su ogni forma di vita senziente; dobbiamo capire
che dobbiamo vivere nel rispetto del ciclo sferico naturale. Tutto
quello che prendiamo dalla Materia deve essere restituito in maniera
tale che venga recuperato e rigenerato.
I
rifiuti, che ormai occupano sottosuoli, fondi marini e spazio, e
spesso tornano sulle nostre tavole, non possono essere considerati
come il più grande business del futuro.
Tutti
i prodotti non riciclabili semplicemente non vanno prodotti.I rifiuti
non riciclabili non devono esistere: possiamo farne a meno. Mentre
tutti gli altri non sono “rifiuti” ma “materiali” che devono
essere riciclati e riusati. Il rifiuto umido va trasformato in
compost di qualità in impianti aerobici.
QUINDI:
- riduzione dei rifiuti (non produrre ciò che non è riciclabile)
- ridurre confezioni e imballaggi (costituiscono circa il 50% dei rifiuti)
- diffusione dei distributori di latte, vino, pasta, farine, cereali, legumi, saponi...
- ritornare al VUOTO A RENDERE per ridurre le confezioni
- rafforzamento e consolidamento della raccolta differenziata e della filiera del riciclo e del riuso;
- installazione di impianti aerobici per lo smaltimento e la trasformazione in compost di qualità della FORSU e degli sfalci vegetali (Biotunnel…); il compost ottenuto potrà essere venduto e/o distribuito ai cittadini del Comune interessato;
- istituzione di laboratori per il riciclo e il riuso (che potrebbe offrire opportunità di lavoro)
Ma
sopra ogni altra cosa BISOGNA CAPIRE CHE LA VERA EMERGENZA È LO
STATO DI SALUTE DEI NOSTRI TERRITORI E QUINDI DELLA NOSTRA STESSA
SALUTE.
L’inquinamento
ha subìto una tale accelerazione che negli ultimi vent’anni i
cambiamenti climatici stanno preparando condizioni di vita
assolutamente insostenibili per la specie uomo. Le guerre per il cibo
e per l’acqua sono già in corso da decenni sulle aree “povere”
del pianeta, ma anche “l’Occidente” ne vivrà direttamente
l’esperienza entro brevissimo tempo. Le diseguaglianze aumentano, e
per l’arricchimento di pochissimi, sempre più compromesse sono le
condizioni di vita di fasce sempre più ampie della popolazione
mondiale.
Come
cambiare questa storia?
I
gassificatori, come altre “tecnologie avanzate”, sono parte di
uno schema di depauperamento delle risorse, materiali e umane: c’è
bisogno di un'altra prospettiva.
Nessun commento:
Posta un commento