martedì 23 settembre 2014

VILLA DI CESARE E MASSENZIO: MA LA LEGGE E' UGUALE PER TUTTI?

Nel ringraziare tutti coloro che, non solo da San Cesareo, ma anche da Palestrina, Colleferro, Zagarolo e Gallicano, hanno raccolto l’invito, diffuso nei giorni scorsi, a partecipare al piccolo ma sentito presidio sotto il comune di San Cesareo in occasione della conferenza dei Servizi sulla Villa di Cesare e Massenzio, vorremmo puntare l’attenzione su alcuni fatti di importanza non trascurabile.

Va sottolineata innanzitutto la mancanza di trasparenza e democrazia che le nostre amministrazioni non perdono mai occasione di mettere in luce: la nostra richiesta di partecipazione alla conferenza come uditori, è stata infatti verbalmente respinta adducendo la motivazione della natura prettamente ed esclusivamente tecnica della conferenza stessa, alla quale noi, in qualità di portatori di interessi diffusi e non di tecnici del settore, non siamo stati ammessi.

Per questo siamo in attesa di un formale riscontro scritto, ma è bastato un breve consulto per constatare che la legge non è uguale per tutti. Infatti, tra i partecipanti alla riunione, risultavano ancora presenti un prelato ed un costruttore, che nulla hanno a che fare con le funzioni tecniche delle amministrazioni chiamate ad esprimere un parere sul progetto.

Malgrado l’evidenza, si sono resi necessari ben due interventi da parte delle forze dell’ordine per garantire che la legge fosse rispettata e far si che l’amministrazione definisse se i portatori di interessi potessero partecipare o meno alla riunione.

Come al solito, anche in questo caso, si fa discriminazione tra “portatori di interessi diversi”, tentando di allontanare chi ha messo in evidenza la volontà di rendere il ritrovamento cortile e lustro per pochi , di come sia stata indetta una conferenza di servizi per  un “progetto definitivo” per il quale però, non sono mai stati ultimati gli scavi di sondaggio, non è stata inoltrata agli organi competenti la documentazione utile ad una corretta  valutazione dell’opera e, cosa ancor più grave, non si è provveduto a preservare l’integrità di questo ritrovamento ritenuto dagli esperti unico al mondo.

E’ stata inoltrata richiesta del verbale della riunione dal quale potremo ricavare le informazioni necessarie per capire quali siano le sorti della Villa e quali i pareri ancora mancanti.

Per ora, ascoltando le parole di chi ha possibilità di accedere agli scavi - il costruttore - e di qualche tecnico al termine della conferenza - gli archeologi - siamo riusciti a capire che lo stato dei reperti è in fase di deterioramento e che non è possibile traslare la chiesa in altra zona - scopriremo leggendo il verbale per quale motivo - ed inoltre  che, prima di ogni eventuale messa in opera del progetto, sarà necessario procedere con ulteriori sondaggi anche nella parte su cui insiste il Complesso Parrocchiale, come nell’area interessata dai resti della via Labicana e dalle numerose tombe romane.

Offende e sconcerta la mancata assunzione di responsabilità di molti degli attori di questa vicenda - come imprenditori o amministratori – che finiscono nell’ attribuire le colpe dell’attuale e continuo degrado dell’area archeologica, ai cittadini che in questi anni, con le proprie osservazioni e puntualizzazioni, hanno ostacolato e ritardato la realizzazione del progetto.

Desta preoccupazione che, nell’ostinazione con cui si procede ormai da molto tempo nel voler costruire un complesso parrocchiale e palazzine di dubbia utilità nella immediata prossimità del ritrovamento, laddove la ripetuta mancata  acquisizione dei permessi necessari avrebbe dovuto indurre il buon senso comune a desistere dall’intera operazione, abbia invece fatto perdere di vista ai vari responsabili, il vero soggetto interessato: il polo archeologico che, nella fragilità dei suoi reperti, sottoposti da anni alle intemperie, rischia un irreversibile deterioramento.

Ci chiediamo a questo punto quale sia la vera volontà e il vero interesse verso questo -per noi cittadini- inestimabile ritrovamento.


giovedì 18 settembre 2014

RICHIESTA PARTECIPAZIONE CONFERENZA DEI SERVIZI


Il Comitato di Difesa del Territorio, in quanto portatore di interessi diffusi, ai sensi dell'art. 9 della Legge 241/90,  ha presentato domanda di partecipazione alla Conferenza dei Servizi per la Villa di Cesare e Massenzio, prevista in data 23 settembre.
A prescindere dalla risposta che daranno alla nostra richiesta, diamo appuntamento alle ore 9,30 davanti al comune di San Cesareo, a tutti coloro credono che un patrimonio di tutti non possa e non debba diventare un cortile per pochi.
Noi saremo presenti con uno striscione prima che inizi la conferenza, vi invitiamo a fare altrettanto con cartelli, manifesti o anche solamente con la vostra presenza, per affermare insieme la volontà di fermare la cementificazione di questo meraviglioso ed importantissimo ritrovamento.
La Villa di Cesare e Massenzio appartiene a tutti noi! 

Questo il testo della richiesta


Al Sindaco del Comune di San Cesareo
Al Segretario Generale Avv. Alfonso Migliore
Al Responsabile del Settore IX
Arch. Vincenzo Maia


OGGETTO: Richiesta di partecipazione alla Conferenza dei Servizi convocata da questa amministrazione per il giorno 23 settembre c.m. concernente “Realizzazione del nuovo complesso parrocchiale di San Giuseppe.
Integrante P.I.N. “La Pietrara“ - Area Archeologica vincolata ”Villa di Cesare e Massenzio”

Lo scrivente Comitato chiede di partecipare come portatore d’interessi diffusi, in qualità di uditore, ai sensi dell’art. 9 della Legge 241/90 che recita: “Qualunque soggetto, portatore di interessi pubblici o privati, nonché i portatori di interessi diffusi costituiti in associazioni o comitati, cui possa derivare un pregiudizio dal provvedimento, hanno facoltà di intervenire nel procedimento”, alla Conferenza dei Servizi convocata da questa amministrazione per il giorno 23 settembre, presso gli uffici del Settore IX del Comune di San Cesareo.
Ricordiamo che in data 14/08/2013 il Comitato di Difesa del Territorio Colli Prenestini – Castelli Romani ha presentato regolare osservazione al progetto P.I.N. “La Pietrara” senza aver avuto circostanziati chiarimenti scritti sulla nuova disposizione dell’insediamento, ma un semplice verbale diniego.


Confidiamo nei Vostri principi di trasparenza e partecipazione.

San Cesareo

18/09/2014



Qui le osservazioni presentate il 14/08/2013
http://comitatodifesaterritoriale.blogspot.it/2014/09/osservazioni-cesare-e-massenzio.html

qui la pubblicazione della conferenza
http://comitatodifesaterritoriale.blogspot.it/2014/09/il-lupo-non-perde-il-pelo-e-neanche-il.html

e qui la petizione da firmare
http://comitatodifesaterritoriale.blogspot.it/2014/08/villa-di-cesare-e-massenzio.html


OSSERVAZIONI CESARE E MASSENZIO

Al Comune di San Cesareo
Piazzale dell’Autonomia, 1
00030 San Cesareo (Roma)
PEC: segreteriasancesareo@pec.provincia.roma.it
alla cortese attenzione di:
- Sindaco
- Pres. del Consiglio Comunale - tutti gli Assessori e Consiglieri Comunali
p.c. Min. Beni ed Attività Culturali Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio MAIL: sba-laz@beniculturali.it


OGGETTO: Delibera Comunale n.11 del 09/04/2013 relativo il Piano di Intervento Urbanistico denominato “La Pietrara” e valorizzazione del sito archeologico rinvenuto nell’area di pertinenza.

Preso atto della delibera in oggetto, ai sensi della legge 179/92 e contestuale adozione di variante urbanistica, il Comitato di Difesa del Territorio sottopone alla vostra attenzione le proprie osservazioni ed opposizioni.

PREMESSA:
la evidente volontà di espansione residenziale del comune di San Cesareo;
- la necessità d riqualificazione dell’area e connessione tra l’area di residenza popolare di recente costruzione ed il centro urbano;
- l’esubero di unità abitative nel suddetto comune e nelle aree limitrofe;
- la crisi economica ed edilizia corrente nel nostro paese;
- l’interesse della CEI nell’attuazione del progetto e realizzazione di un nuovo luogo di culto.

VISTA:
- la diffusa letteratura che sin dall’antichità definisce questa come zona di forte interesse storico-archeologico;
- la scoperta anche in tempi recenti di importanti ritrovamenti anche lungo quella che venne poi definita la Via Labicana che, attraverso l’asse viario proveniente da Montecompatri arrivava sino a Palestrina attraversando quello che è oggi il centro di San Cesareo;
- l’importanza che, ai sensi dell’art.10 comma 3 lettera a) del D.L. del 22 gennaio 2004, detti resti rivestono;
- la scarsa attenzione data sino ad oggi all’immenso patrimonio archeologico presente sul territorio del Comune di San Cesareo che, congiuntamente a quello di Palestrina, Gallicano,Tivoli e la presenza di diversi altri punti di forza potrebbe dare luogo ad un significativo polo turismo alternativo ad una capitale in grado di cambiare l’assetto economico-sociale di San Cesareo;
- l’evidenza che la zona di interesse riguardante la Villa che fù di Cesare e successivamente di Massenzio sia decisamente più ampia di quella sin qui vincolata a seguito dei saggi archeologici effettuati negli scorsi anni.

SI OSSERVA CHE:
- dato quanto sin qui premesso e quindi l’importanza del progetto in analisi, si ritiene sottovalutata l’importanza di un adeguato confronto pubblico con la cittadinanza per enunciare l’importanza del ritrovamento archeologico e l’ipotesi di destinazione dell’area e quindi del progetto edificatorio in essere;
- ai sensi del Piano Territoriale Regionale, in base al PTPR/A (relativo le criticità paesaggistiche) il sito è ubicato nel paesaggio naturale di continuità mentre, in base a PTPR/B, la zona ricade nelle aree di rispetto di linee e punti archeologici;
- non risultano compiutamente ottemperate le richieste di cui ai punti a,b,c,d,e,f della lettera della Soprintendenza per i Beni e le Attività Culturali del 20/07/2010 (Prot. MBAC-SBA-LAZ 8757), vincolanti per il rilascio di un definitivo parere favorevole;
- non risultano pervenute dagli enti deputati le autorizzazioni paesaggistiche già menzionate nella lettera della Soprintendenza per i Beni e le Attività Culturali del 13 marzo 2013 (Prot. MBAC-SBA-LAZ 0323)
- non viene posta adeguata attenzione all’importanza del ritrovamento archeologico ed alle potenzialità socio-economiche in esso contenute;
- l’attuale confine dell’area destinata alla realizzazione dell’impianto ecclesiastico ricade direttamente a ridosso del confine dell’area di scavo;
- gli ingressi agli spazi archeologici non ne valorizzano l’entità ma diventano parte secondaria rispetto all’impianto edificatorio;
- gli spazi destinati all’antiquarium sono modesti e sottodimensionati rispetto all’entità dell’impianto archeologico. Peraltro non risulta chiara la dimensione dei locali inferiori che risulterebbero in parte assorbite dal complesso ecclesiastico;
- si tende a dare al progetto una generica impronta in linea con la tradizione senza specificare il senso di tali affermazioni; ovvero, la fornitura di specifiche sui materiali usati e relativa applicazione;
- a pag. 7 del PIN, qui come in seguito, da una lettura delle documentazione resa disponibile, si legge: “la Via Labicana che collegherà quest’area alla nuova struttura Commerciale (..)” ; tale affermazione non risulterebbe corrispondente alla documentazione grafica fornita. In essa infatti la via Labicana risulta scoperta solo a tratti e, diversamente da quanto citato, non connessa alla nuova struttura commerciale;
- a pag. 9 del PIN si fà riferimento ad una richiesta di contributo all’ARCUS Spa ma che la stessa è stata liquidata dalla Spending Review Monti. Nello stesso paragrafo si fa menzione ad un accordo tra Comune e Privati già definito e ratificato di cui manca documentazione e del quale si richiedono dettagli in attesa di formale documentazione;
- a pag. 12 del PIN è citata: l’emissione di un vincolo diretto senza esplicito riferimento a quello indiretto di cui si intende però verificare l’ esistenza ed, in caso contrario, le ragioni. Nella stessa pagina si fa riferimento ad infrastrutture (percorsi guidati e pensiline) e la realizzazione di supporti multimediali (ricostruzione virtuale della villa e della fontana monumentale, ricostruzione delle strutture in altorilievo per esplorazione tattile) come facenti parte del progetto ma senza che vengano specificati, tantopiù per la parte squisitamente costruttiva ed architettonica, i progetti, i tempi e le pertinenze economiche;
- a pag. 13 del PIN si assiste poi ad un assurdo quando, con riferimento all’area archeologica, cita in sintesi: la responsabilità dell’area durante i lavori e fino alla consegna del Piano Integrato è della/e società costruttirice/i e che la/e stessa/e si impegnano a far assumere tale incarico a chi acquisterà gli immobili e che ad avvalorare tale scelta è il mutato legame tra museo e territorio; - a pag. 20 del PIN si menziona la potenziale realizzazione di un parco senza che lo stesso sia effettivamente fatto parte integrante del progetto e di conseguenza se ne fornisca dettaglio;
- In termini di standard urbanistici, oltre ad incongruità rilevate nel computo metrico fornito, non sembra rispettato il termine di 18mq. di area pubblica per abitante;
- “Mentre si aspettano i fondi che serviranno a valorizzare l'area è stato presentato un progetto alternativo, che ha avuto l'ok di massima dalla Sovrintendenza, per la realizzazione degli edifici pubblici e privati e per la chiesa dedicata a San Giuseppe”
- Malgrado anche anticamente fosse evidenziato un percorso stato già più volte in passato L’importante strada labicana che da San Cesareo si diramava in più strade per raggiungere le vicine città di Tusculum,Praeneste e Gabi era già stata oggetto di scarsa attenzione durante la costruzione della Piazza proprio intitolata a Giulio Cesare;

In sintesi:
in considerazione della importanza storico archeologica del sito in oggetto e del potenziale contributo socio-economico che potrebbe portare al Comune di San Cesareo e Comuni limitrofi, rilevate e spinte trasversali interessate alla realizzazione dell’impianto edificatorio vagamente orientato alla tutela del Patrimonio storico-archeologico dell’area, il Comitato propone che:
- il piano in oggetto venga temporaneamente sospeso o trasferito presso altro luogo almeno sino a quando l’intera area non venga compiutamente esplorata, sia possibile rilevare la reale entità dell’impianto archeologico e si possa dare luogo ad un adeguato progetto che tenga conto in primo luogo della di riqualificazione dell’area con vantaggio economico per l’intera comunità;
- si tenda a valorizzare il sito archeologico con ampie aree verdi che ne valorizzino la vastità e bellezza ( così come verificatosi con la Villa Adriana a Tivoli che in progressivo aumento è destinata a rappresentare uno dei siti maggiormente visitati nella Provincia di Roma);
- si realizzi un piano di intervento che valorizzi realmente il contenuto dell’area dando luogo anche alla realizzazione oltre ad un Parco Museale anche ad un ampio antiquarium e museo in grado di contenere e rendere adeguatamente visibili i ritrovamenti effettuati in loco e nelle aree limitrofe. Si ricorda in tal senso che da anni i beni Culturali hanno evidenziato la carenza di siti simili nella provincia di Roma e che anche l’ importante meridiana rinvenuta nella Villa di Massenzio arricchisce oggi il patrimonio del Museo Archeologico Nazionale di Sperlonga senza alcun ritorno economico per il Comune di San Cesareo;
- si operi compiutamente per la ricerca di fondi a livello europeo ed internazionale atti a garantire la cantierizzazione delle opere di restauro e la valorizzazione di vero un polo archeollogico;
- vengano coinvolte nelle operazioni di scavo le università internazionali in grado anche di contribuire alla ricerca di fondi, prestazione di personale atto alle operazioni di scavo e restauro nonché diffusione e promozione dell’impianto archeologico.

Colonna, 14/08/2013

Comitato di Difesa del Territorio
Il Presidente
Michele Borzi

giovedì 4 settembre 2014

IL LUPO NON PERDE IL PELO E NEANCHE IL VIZIO




















Come sempre le decisioni importanti vengono prese ad agosto: apprendiamo infatti che in data 14/08 il comune di San Cesareo ha convocato una conferenza di servizi, prevista per il prossimo 23 settembre, avente ad oggetto la “Realizzazione del nuovo complesso parrocchiale di san Giuseppe”, ovvero come porre velocemente e definitivamente in essere un progetto di costruzione all’interno di una scoperta archeologica di grandissima importanza.
 Leggiamo infatti:”…occorre prendere una decisione univoca che permetta di risolvere i problemi connessi alla realizzazione dell’opera nel più breve tempo possibile…”
Nessun accenno alla tutela e salvaguardia dei ritrovamenti, né ad un programma che valorizzi l’intera area.
Si evince solo la volontà di edificare.
Ci chiediamo anche quali siano i problemi citati.
Sarà mica la rilevanza dei mosaici rinvenuti, di cui, studiosi di fama internazionale, ne hanno evidenziato anche l’incredibile unicità in occasione del “XX° Colloquio alla AISCOM della Associazione Italiana per lo studio e la conservazione del mosaico” tenutosi a Roma nel marzo 2014?
Sarà mica l’esposto inviato in data 19 marzo 2014 dal Comitato di Difesa del Territorio, cui aderivano anche Italia Nostra, Love san Cesareo e Retuvasa- Rete per la Tutela della Valle del Sacco- alla  Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Lazio, avente ad oggetto il progetto di edificazione  edilizia nelle immediate vicinanze dei ritrovamenti archeologici identificati nei resti della Villa di Cesare e Massenzio?
Sarà allora che fino ad oggi i ritrovamenti hanno permesso di individuare solo una parte della Villa per una estensione di circa 10.000 mq.?
O sarà forse lo splendido ninfeo-cisterna, della capacità di 30.000 mc. e decorato da venti nicchioni, o ancora l’impianto termale dell’estensione di 600 mq. immediatamente a sud del tracciato della Via Labicana?
Potrebbe essere il ritrovamento del tracciato integro della Via Labicana per oltre 200 metri o quello delle circa 150 tombe di varie epoche, alcune con notevole corredo?
Sarà che in questo luogo Giulio Cesare costruì una delle sue ville di campagna, conosciuta come “Labicanum Caesaris” e che, sempre qui, il dittatore romano scrisse, alle idi di settembre del 45 a.C., il  suo testamento con il quale nominò suo erede il  pronipote Caio Ottavio, il futuro Imperatore Augusto?
O sarà che Valerio Massenzio ristrutturò questa residenza imperiale, circa 350 anni dopo, e qui, il 28 ottobre del 306.d.C,  fu nominato Imperatore dal popolo di Roma?
Non ci è dato sapere.

Ciò che è certo è che, come sempre più spesso accade, invece di valorizzare questo immenso patrimonio archeologico che il mondo ci invidierebbe, un miope interesse politico ed economico prevale su tutto, mettendo in evidenza una volta ancora la cecità dei nostri amministratori. Si assiste quindi ad una progettazione che, invece di guardare alla valorizzazione del sito attraverso la realizzazione di un parco archeologico, mira a valorizzare la chiesa e gli immobili residenziali previsti, relegando così gli scavi a mero elemento decorativo dell’area.